Le maschere del Carne-Vale

l'arcano senza nome

Il Carnevale: Un Viaggio nell’Anima attraverso le maschere e i tarocchi

Il Carnevale, con le sue maschere e i suoi costumi sfavillanti, rappresenta molto più di una semplice festa. È un momento magico in cui possiamo esplorare le molteplici sfaccettature della nostra identità e concederci la libertà di essere chi vogliamo veramente essere, almeno per un breve periodo di tempo.

Le maschere del Carne-Vale

Un breve aforisma di Walt Whitman afferma così: “Mi contraddico? Ebbene sì, sono vasto, contengo moltitudini!”

E cosa c’è alla base del nostro festeggiare il carnevale se non questo desiderio dell’essere umano di voler, almeno una volta all’anno, indossare ruoli fuori dall’ordinario e darsi la possibilità di essere molto diverso dal solito?!
Anticamente questo periodo era proprio deputato alla possibilità di infilarsi dei costumi e delle maschere con il preciso scopo di poter far emergere delle parti di noi un po’ ingabbiate dalla quotidianità.
Attraverso una maschera mi legittimo ad essere cattiv*, pervers*, sensualissim*, scorbutic*, allegr*, ricc*… e per alcuni giorni posso anche esagerare e farlo stando “sopra le righe”!
Ogni identità mi è concessa e addirittura può essere molto apprezzata.


Liberarsi dalle Convenzioni

Quello che ci dice l’arcano XIII (il senza nome) è proprio questo: lo sai che puoi spaziare e vestire sempre vari ruoli? Lo sai che se ti pulisci dalle tue false maschere apprezzerai di più il tuo valore? Qual è la tua vera identità?

Forse per questo è senza nome? Forse perché fintantoché non scopriamo chi siamo davvero non possiamo definirci con chiarezza?

Intraprendere un processo di pulizia interiore

L’arcano XIII ci aiuta a compiere un gesto di pulizia. Le acque sul fondo della carta sono nere. C’è molto da pulire prima di divenire davvero noi stessi. È un processo di forgiatura e trasmutazione alchemica e la nigredo è la prima fase (vi ricordo che uno dei significati di “Alchimia”, in quanto antica scienza sacerdotale egizia, è «terra nera» -al-kimiya- come quella inondata dal Nilo).

Parti di noi devono morire per fare spazio alla nostra luce.
La nigredo è la fase al Nero della Grande Opera quello della putrefazione e della decomposizione.

È il primo momento, il più cruciale, simboleggiato da un corvo nero, in cui occorre “far morire” tutti gli ingredienti alchemici, macerandoli e cuocendoli a lungo in una massa uniforme nera.

E cosa è necessario pulire? Soprattutto ciò che crediamo di aver subito e agito guidati dall’inconsapevolezza.

Il Perdono e la Rinascita

Fatto questo processo arriva il vero perdono. Sono gli occhi nuovi e lucenti della carta successiva (Temperance XIIII). E il perdono è una di quelle parole che va ridefinita nella nostra percezione. Perdonare significa farsi molto piccoli e vedere ed accogliere “il DONO” portato da ciò che ci è accaduto.